Perché essere felice quando puoi essere normale?
Janette
Winterson
Mondadori,
€ 9.50
Janette
Winterson, affermata scrittrice inglese, pubblica nel 2011 questo memoir molto
intenso, in cui ci racconta della sua adolescenza tormentata e della ricerca
della sua personale felicità.
Cresciuta
da genitori adottivi (la madre bigottissima e il padre assente), Janette prende
coscienza della propria omosessualità a 16 anni e decide di abbandonare quella
famiglia, difficile e indifferente, per stare con la sua ragazza.
Una
presa di posizione dettata, a quella giovane età, da maltrattamenti famigliari
subiti negli anni; l’allontanamento quindi le permette di affermarsi come
persona e diventare donna – affrontando nel corso degli anni tante difficoltà,
come la ricerca della madre biologica, il tentativo di suicidio, il perdonare
il padre adottivo ritrovato da anziano.
Non
sono però del tutto soddisfatta del libro, perché passa spesso
dall’autobiografia all’analisi psicanalitica (pesanteeeee...) e ha dei salti
temporali che mescolano il racconto o l’aneddoto di partenza.
Però
penso che questo sia dovuto dal fatto che la Winterson abbia scelto di scrivere
seguendo il flusso dei ricordi, a discapito di un filo logico ben delineato.
Ad
ogni modo è un buon libro, commovente e ironico contemporaneamente, che da
anche spunti di lettura: Janette è prima di tutto innamorata della letteratura
e il suo percorso interiore è strettamente legato a quello intellettuale, che
la porterà a studiare poeti e scrittori inglesi.
Da
leggere della stessa autrice anche “Non ci sono solo le arance” (del 1985),
punto di partenza di questo memoir, in cui è interessante l’analisi che Janette
fa sul rapporto tra religione e omosessualità.